casa
yakisugi

© Andrea Ceriani È il giardino, insieme al paesaggio montano, a guidare le scelte formali e funzionali, riaffidando all’architettura il ruolo di componente del paesaggio e interpretando il verde come spazio di vita e non solo di contorno.

© Andrea Ceriani Il progetto trova nella tecnica giapponese dello shou sugi ban un gesto radicale e poetico: il fuoco, usato per proteggere il legno, ne rivela l’essenza e trasforma il larice in una pelle vibrante, nera e cangiante, resistente al tempo e agli agenti atmosferici. Le tavole bruciate, simili a corteccia, fanno dell’edificio parte integrante del bosco, dissolvendo i confini tra architettura e natura.

© Andrea Ceriani Un basamento in cemento faccia a vista, pensato come fondale per la vegetazione rampicante, ancora l’edificio al terreno e accoglie gli spazi di servizio; sopra, un volume compatto e leggero in legno prefabbricato si apre verso la luce. La scelta costruttiva, oltre che tecnica, è culturale: ridurre l’impatto del cantiere, garantire sostenibilità e favorire un dialogo vitale con il paesaggio che la ospita.

© Andrea Ceriani All’interno, il betulla chiaro riveste pareti, soffitti e arredi, diffondendo una luce uniforme e calda in contrasto con la scura pelle esterna. Se fuori la casa appare come un tronco carbonizzato, dentro si rivela luminosa e accogliente, quasi fosse il cuore vivo protetto dalla corteccia.

© Andrea Ceriani Percorsi permeabili, ghiaia inerbita e inserti lignei accompagnano i movimenti quotidiani senza interrompere la continuità del verde, mentre il giardino — popolato da essenze a bassa manutenzione e alberi puntuali — crea mascheramenti naturali e coni ottici studiati.